Apocalisse. Introduzione e commento 8896441412, 9788896441411

Per questo commentario, che si propone lo scopo di fornire un'esposizione meticolosa e aggiornata da un punto di vi

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Apocalisse. Introduzione e commento
 8896441412, 9788896441411

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l Gruppi Biblici Universitari sono dal1950 il ramo italiano della

ternational Fellowship of Evangelical Students,

ln­

movimento inter­

nazionale che opera nelle università di molti paesi del mondo con lo scopo di suscitare e approfondire la conoscenza della fede cristiana. Le Edizioni GBU accompagnano l'azione dei gruppi pubblicando libri utili allo studio delle Scritture e all'approfondimento della fede. Gruppi Biblici Universitari - www.gbuitalia.org Edizioni GBU - www.edizionigbu.it

Robert H. Mounce

APOCALISSE Introduzione e commento

Edizioni GBU

Titolo originale:

The Book of Revelation Autore:

ROBERT H. MOUNCE

È

stato decano presso il College of Arts and Humanities della

Western Kentucky University (Bow[ling Green). Successivamente è stato Presidente del Whitworth College di Spokane, Washington

(1981-1987) .

Pubblicazione originale

Revised edition © 1997, ISBN: 978-o-8028-2537-7 Wm. B. Eerdmans Publishing Co. 2140 Oak Industriai Dr. NE

Grand Rapids, MI 49505

Prima edizione italiana:

Apocalisse. Introduzione e commento Aprile 2013 l © Edizioni GBU Traduzione: Roberto Cappato

Progetto grafico e copertina: Stefano Picciani

Le citazioni del testo biblico sono tratte, tranne indicazione contraria, da La Sacra Bibbia, Nuova Riveduta (NVR), 1994, ©Società Biblica di Ginevra - CH

-

1032, Romanel-sur-Lausanne.

Apocalisse : introduzione e commento l Robert H. Mounce. - Chieti : Edizioni GBU, 2013. -XVIII, 597 p. ; 21 cm. (Commentari al NT) CDD 21. 228.077 NUOVO TESTAMENTO. RIVELAZIONE (APOCALISSE). Commenti 1. BIBBIA. Nuovo Testamento. Apocalisse. Commenti

Tutti i diritti riservati EDIZIONI GBU ISBN 978-88- 96441-41-1

A Mrs. George D. Mounce, Sr., con grato apprezzamento per la profonda influenza della sua vita pia .

INDICE Prefazione del curatore della collana Prefazione dell'autore alla seconda edizione Abbreviazioni

ix xi xiii

Introduzione I. Apocalisse e letteratura apocalittica ll. Paternità Ill. Datazione IV. Circolazione e ricezione nella chiesa primitiva V. Approcci interpretativi VI. La lingua dell'Apocalisse Vll La struttura vrn. Analisi e indice

12 21 29 33 42 42 46

l

Testo, commento e note I. Prologo ( 1 : 1-20) II. Lettere alle sette chiese (2: 1-3 :22) III. L'adorazione nella corte celeste (4: 1-5 : 14) IV. I sette sigilli (6: 1-8:1) V. Le sette trombe (8:2- 1 1 : 19) VI. n conflitto fra la chiesa e le forze del male ( 12: 1-14:5) Vll. Le ultime sette piaghe (15:1-16:2 1 ) VIII. La caduta di Babilonia (17:1-19:5) IX. La vittoria finale (19:6--20:15) X. n nuovo cielo e la nuova terra (2 1 : 1-22:5) XI.Epilogo (22:6-2 1 )

51 85 154 186 23 0 308 3 80 412 464 510 541

Indici I. Indice dei brani biblici citati II. Indice degli argomenti III. Indice degli autori

555 567 575

Bibliografia

581

PREFAZIONE DEL CURATORE DELLA COLLANA (New International Commentary on the New Testament) n volume sull'Apocalisse era uno di quelli che il precedente

curatore della collana, il compianto Ned Bernard Stonehouse, aveva riservato per se stesso. n suo interesse per questo libro era di vecchia data: il suo Dottorato presso la Free University di Amsterdam era stato ottenuto nel 1929 con una tesi dal tito­ lo The Apocalypse in the Ancient Church, e un estratto del suo lavoro esegetico apparve nell'articolo " The Elders an d the Li­ ving - Beings in the Apocalypse" che costituì il suo contributo al Festschri/t per il suo maestro, il professar F.W. Grosheide, dal titolo Arcana Revelata ( 195 1 ) . Ma alla sua morte, avvenuta nel 1962, il commentario progettato non aveva ancora visto la luce e si rese necessario trovare qualcun altro disposto ad assumer­ sene il compito. Fu una vera fortuna che il Dr. RH. Mounce se ne sia voluto fare carico e che, negli anni che sono intercorsi, vi abbia dedicato quasi tutto il suo tempo libero. Così, ora, abbia­ mo fra le mani il prodotto finito. n Dr. Mounce ha conseguito il Dottorato nel 1958 presso l'Università di Aberdeen con una tesi dal titolo " The New Te­ stament Herald: His Mission an d Message" (una versione un po' meno tecnica di questo lavoro è stata pubblicata da Eerdmans nel 1960 col titolo The Essential Nature o/New Testament Pre­ aching) . Poco dopo fu aggregato al corpo docente del Diparti­ mento di Religione della Western Kentucky University, dove è stato Decano del Potter College o/Arts and Humanities. n Dr. Mounce ha riflettuto a lungo e profondamente sui problemi posti dall'Apocalisse e le conclusioni cui giunge me­ ritano di essere prese in attenta considerazione. n Veggente, secondo la sua opinione, andrebbe identificato con l' aposto­ lo Giovanni. Di sicuro non c'è alcuna ragione per dubitare dell'autorità con cui il Veggente parla. Egli scrive come un pro-

ix

APOCALISSE

feta, uno che, come i grandi profeti dell'AT, è stato ammesso alla presenza del consiglio segreto del cielo e ha visto cose che nessun profeta prima di lui aveva visto. Se il suo libro si chiama "Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede" , è perché Gio­ vanni ha realmente visto Dio affidare la rivelazione, esposta nel rotolo sigillato sette volte, al Messia che ha vinto la più gran­ de guerra di tutti i tempi, sottoponendosi a una morte violen­ ta. L'epilogo che Giovanni vede svelato dinanzi ai suoi occhi appartiene alla fine dei tempi ma dal suo punto di vista la fine dei tempi è alle porte. li ritorno dell'Agnello dal luogo del sa­ crificio alla gloria celeste e la sua intronizzazione alla destra del Padre hanno messo in moto il processo; l'Apocalisse non tar­ derà molto ad arrivare. li messaggio dell'Apocalisse era ben congegnato per impri­ mere la necessaria risolutezza in quei cristiani che, sotto l'Im­ pero romano, erano messi duramente sotto pressione. li loro Salvatore era stato designato come Signore della storia e il de­ stino del mondo era saldamente sotto controllo nelle sue mani. Come egli aveva vinto la sua guerra, così anche loro venivano esortati a vincere «per il sangue dell'Agnello e la parola della loro testimonianza». Come il futuro apparteneva a lui, così ap­ parteneva anche a loro, dal momento che erano al suo fianco: «li nostro Agnello ha vinto ! Seguiamolo!» Con ben poche mo­ difiche, lo stesso messaggio offre una parola d'incoraggiamen­ to a tutti coloro che, in ogni tempo, soffrono a causa della loro fede cristiana. (P.F. Bruce)

N dE: La collana New International Commentary on the New Testament, dopo P.F. Bruce, è stata diretta da Gordon D. Fee (Regent Colle­ ge, Vancouver, British Columbia) e attualmente è diretta daJoel B. Green

x

(Fuller Theological Seminary, Pasadena, California)

PREFAZIONE DELL'A UTORE ALLA SECONDA EDIZIONE Sono passati trentaquattro anni da quando il Professor F.F. Bruce mi invitò a scrivere il commentario sull'Apocalisse per la collana New International Commentary on the New Testament. Venne pubblicato quattordici anni dopo, nel 1977 , riscuoten­ do un discreto successo. Negli anni successivi è stato prodotto un notevole corpus bibliografico sull'Apocalittica. Soltanto in inglese si contano moltissimi commentari e opere strettamente collegate all'Apocalisse, per non parlare di tutti gli articoli ap­ parsi nelle riviste specializzate. Tutto questo per dire che era decisamente tempo di aggiornare il mio commentario. n lettore troverà in questa revisione una notevole quanti­ tà di cambiamenti stilistici. Come testo inglese di base ho pre­ ferito la New International Version all'American Standard Ver­ sion del 190 1 . E poi, ancora, ho sostituito l'apparato critico di G.D. Kilpatrick con la ventisettesima edizione di Nestle­ Aland. Inoltre, ho adeguato le abbreviazioni all'aggiornamento della guida del]BL del 1994 . Tutto ciò comunque passa in secondo piano rispetto ai cambiamenti che ho apportato all'interno del commentario stesso. Pur restando la mia impostazione fondamentalmente premillenarista, mi è ora possibile apprezzare più compiuta­ mente le ragioni per cui gli studiosi di diverso orientamento hanno assunto la loro linea interpretativa. Pur rigettando, per esempio, la concezione di una stretta ricapitolazione, posso ca­ pire che la numerazione delle visioni abbraccia effettivamen­ te il medesimo periodo di tempo nell'ambito di quello che può essere meglio definito come un crescendo d'intensità. Quanti hanno letto anche la prima edizione troveranno che in questa riflessione più matura sull'Apocalisse mi appoggio meno pe­ santemente sulle intuizioni di altri e cerco di coinvolgere il let­ tore nella mia battaglia personale per comprendere cosa l' au-

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APOCALISSE

tore sta dicendo. Le questioni tecniche relative al testo e ai di­ battiti critici con altri studiosi vengono, in linea di massima, af­ fidate alle note. Desidero ringraziare Gordon Fee (che era il curatore delle collana dell'epoca, ndE) per i suoi più che utili suggerimen­ ti e perché mi ha ricordato che, mentre la prima edizione era stata scritta da uno studioso alle prime armi che aveva inizia­ to la sua carriera d'insegnamento da non più di cinque anni, quest'edizione revisionata dovrebbe riflettere gli ulteriori circa trent'anni di riflessiva osservazione dell'Apocalisse, cosa che ovviamente imporrebbe di riscrivere in maniera piuttosto radi­ cale l'intera opera. Non era esattamente questo il programma ma ora che il lavoro è finito riesco ad apprezzare quell'intuizio­ ne di Gordon. Desidero anche ringraziare Milton Essenburg di Eerdmans per la sua attenta revisione di questo commenta­ rio. Inoltre, vorrei esprimere un riconoscimento a Tim Straa­ yer che, grazie a un'accurata revisione, si è fatto eccellentemen­ te carico di tutto il lavoro tecnico. Un'ultima nota di apprezzamento. Giunto all'età di 75 anni, sono particolarmente grato al Signore per avermi man­ tenuto in buona salute e a mia moglie Jean per avermi donato una casa felice, senza la quale non avrei mai potuto portare a termine questa revisione.

xii

ABBREVIAZIONI ASV ATR AusBR AUSS AV BA BAGD

American Standard Version Anglican Theological Review Australian Biblica! Review Andrews University Seminary Studies Authorized Version (=KJV) Biblica! Archaeologist

BDT Beck

Baker's Dictionary o/Theology WF. Beck, The New Testament in the Language o/Todat Biblica Biblische Notizien Biblica! Research Bibliotheca Sacra The BibleTranslator Catholic Biblica! Quarterly Cambridge Bible /or Schools and Colleges William Barclay, Letters to the seven Churches Calvt'n Theological Journal ConcordiaTheological Monthly Currents inTheology and Mission Dictionary o/ NewTestamentTheology Encyclopedia Biblica Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, a cura di H. Balz & G. Schneider, ed. it. a cura di O. Soffritti,

Bib BibNot BR Bsac BT CBQ CBSC Churches CTJ CTM CurTM DNTT EB DENT

W. Bauer, W. Arndt, F. W. Gingrich e F. Danker, A Greek-English Lexicon o/ the New Testament (2 . ed., Chicago, 1979)

Paideia, Brescia, ed. in unico vol.2004; or. ted., Exegetisches Worterbuh zum Neuen Testament, W. Kohlhammer, Stuttgart, 1980. xiii

APOCALISSE

Epigr. Graec. ET ExpTim EQ Feine-Behm-Kiimmel GNB Goodspeed GTJ Grammar HDB rev. HDB IB IBD IDB Idiom Book ITQ JBL JETS JR JSJ

JSNT JSP JTC JTS LAE Letters Local Setting

LSJ

xiv

Epigrammata Graeca ex Lapidibus conlecta, G. Kaibel, a cura di EvangelischeTheologie Expository Times Evangelica! Quarterly Introduction to the NewTestament, 14. ed. Good News Bible Edgar J. Goodspeed, The New Testament: an AmericanTranslation GraceTheological ]ournal Dana e Mantey, A Manual Grammar o/ the Greek NewTestament Hasting's Dictionary o/ the Bible, rev ed. F.C. Grant and H.H. Rowley Hasting's Dictionary o/ the Bible The Interpreter's Bible The Illustrated Bible Dictionary The Interpreter's Dictionary of the Bible, G.A. Buttrick, a cura di C.F.D. Moule, An Idiom Book o/ New Testament Greek Irish Theological Quarterly Journal of Biblica! Literature ]ournal o/ the Evangelica!Theological Seminary ]ournal o/ Religion ]ournal /or the Study o/ ]udaism in the Persian, Hellenistic, and Roman Period ]ournal /or the Study o/ the New Testament Journal /or the Study o/ the Pseudoepigrapha ]ournal /orTheology and the Church ]ournal o/Theological Studies A. Deissmann, Light /rom the Ancient East WM. Ramsay, The Letters to the Seven Churches o/ Asia (up. ed.) Colin J. Hemer, The Letters to the Seven Churches o/ Asia in Their Local Setting Liddel-Scott-Jones, Greek-English

ABBREVIAZIONI

MajT Moods and Tenses

Lexi con Majorz"tyText

E. de W. Burton: Syntax o/ the Moods and Tenses in NewTestament Greek

Moffatt Moult. MM

James Moffatt, The NewTestament: A NewTranslation J.H. Moulton, A Grammar o/ New Testament Greek, Vol. l J.H. Moulton e G. Milligan, The Vocabulary o/ the Greek Testament E. Nestle e K. Aland, Novum Testamentum Graec e (27° ed.)

DBGBU

I.H. Marshall, A.R. Millard, J.I. Packer, D.J. Wiseman, a cura di, Dizionario biblico GBU, ed. it. a cura di R. Diprose, Edizioni GBU, Chieti-Roma,2008

NEB NIV NJB NKJ NLT NRSV NovT NTS Phillips

New English Bible New International Version New Jerusalem Bible New King ]ames New LivingTranslation New Revised Standard Version NovumTestamentum NewTestament Studies J. B. Phillips, The New Testament in modern English Revised English Bible Restoration Quarterly Review and Expositor Revue d'histoire et de philosophie religieuses Revised Standard Version Studia Evangelica Scottish Journal o/Theology StudiaTheologica E. M. Blaiklock, The Seven Churches H.L. Strack e P. Billerbeck, Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrash TheTwentieth C entury NewTestament

REB ResQ RevExp RHPR RSV SE SJT ST Seven Churches Str-B

TCNT GLNT

G. Kittell and G. Friedrich, a cura di, Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament, 1932- 1974; tr. ing., Theological Dictionary o/ the New

xv

APOCALISSE

Testament, a cura di G.W. Bromiley,

10 voli., 1964- 1976 tr. it. A cura di F. Montagnini, G. Scarpat, O. Soffritti, Grande lessico del Nuovo Testamento,

Brescia, 16 voli. T DNT abr.

Textual Commentary TS Ttoday TynBul UBS4 ve

VT W TJ Weymouth Williams

Word Pictures ZNW

+

Suppl.

Theological Dictionary o/ the New Testament (l vol. abr. A cura di G.W.

Bromiley) Bruce Metzger, A Textual Commentary on the Greek New Testament Theological Studies Theology Today Tyndale Bulletin United Biblica! Societies Greek New Testament (4. ed.) Viciliae Christianae Vetus Testamentum Westminster Theological ]ournal R.F. Weymouth, The New Testament in Modern Speech C.B. Williams, The NewTestament: A Translation in the Language o/ the People A.T. Robertson, Word Pictures in the New Testament Zeitschri/t /ur die neutestamentliche Wissenscha/t

Traduzioni della Bibbia in italiano

CEI CEI (2008) Gar.

JB Nard.

Versione della Bibbia della Conferenza Episcopale italiana, 1971. La Sacra Bibbia. Nuova edizione ufficiale della Cei, 2008. La Sacra Bibbia, tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di Mons. Salvatore Garofalo, Marietti, 1963. La Bibbia di Gerusalemme, Bologna, ed.2009 La Sacra Bibbia. Traduzione italiana dai testi originali, Fulvio Nardoni, Firenze,

196 1

xvi

ABBREVIAZIONI

La Sacra Bibbia, La Nuova Diodati,

ND

Edizione La Buona Novella, 199 1. La Sacra Bibbia. Versione Riveduta dal testo originale dal Dott. Giovanni Luzzi. Società Biblica di Ginevra, 1995.

NVR

Paoline

La Sacra Bibbia, traduzione dai testi originali, Ed. Paoline, 1983. La Bibbia.Traduzione intercon/essionale in lingua corrente,200 1

TILC

Per la traduzione sono state consultate le seguenti edizioni italiane delle opere classiche elencate Giuseppe Flavio, Delle Antichità giudaiche, a cura di F. Angiolini (2 voli.), Brenner, Cosenza, 1995 . Catechismo "minore" di Westminster. Una versione Battista, ed. Alfa e Omega. 200 lTacito: Annali, a cura di B. Ceva, BUR, Milano, 1985 M. Erbetta, Frammenti di Letteratura Giudaica peritestamentaria - Giu­ bilei 1 21; Oracoli Sibillini (Prologo, Libri I, III, IV, V,· Frammenti 1 , Ed. n Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2010. Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica ( 2 voll.), trad. e note a cura di G. del Ton, Salani, Firenze, 1943 . Ireneo di Lione, Contro le eresie, Jaca Book, Milano, 198 1 . H.G. Liddel, R . Scott, Dizionario illustrato greco-italiano, L e Monnier, Firenze, 2004 M. Pincherle, a cura di, Il Lzbro di Enoch, Faenza Editrice, Faenza, 1977 Plinio Secondo Gaio, Storia Naturale (in part. vol. l, libri 1-6) , Einau­ di, Torino, 1982 . W. Schmithals, L'Apocalittica: introduzione e interpretazione, Querinia­ na, Brescia, 1 985 R. Schnackenburgh, Signoria e Regno di Dio: Uno studio di teologia bibli­ ca, n Mulino, Bologna, 197 1 R . Tramontano, a cura di, La Lettera di Aristea a Filocrate, Uff. Succursa­ le della Civiltà Cattolica in Napoli, Napoli, 193 1 . -

Le sigle convenzionali per i diversi manoscritti e le relative variantisi­ possono trovare in K. Aland, M. Black, C.M. Martini, B.M. Metzger e A .Wikgren The Greek New Testament, United Bible Societies (distribui­ to in Italia dalla dalla Società Biblica Britannica e Forestiera)

xvìì

Introduzione

I. APOCALISSE E LETTERA TURA APOCALITTICA ll libro dell'Apocalisse viene generalmente ritenuto apparte­ nente a un genere letterario cui ci si riferisce come «apocalitti­ ca». L'impiego del termine «apocalisse» per designare un gene­ re letterario, deriva da Apocalisse 1 : 1 , laddove esso indica la ri­ velazione sovrannaturale di ciò che sta per accadere. Nel dibat­ tito contemporaneo il termine «apocalittica» si applica in sen­ so più generale a un gruppo di scritti che fiorirono nel mondo biblico fra il 200 a.C. e il lOO d.C., nonché alle concezioni fon­ damentali espresse in tali scrittil . Se non è possibile tracciare con precisione i limiti esatti dell'apocalittica (che spesso scon­ fina in altri stili letterari e modelli concettuali)l, è però vero, in linea generale, che un'apocalisse si propone come una rivela­ zione divina, di solito per il tramite di un intermediario celeste che si manifesta a qualche eminente personaggio del passato, nella quale Dio s'impegna a intervenire nella storia umana per porre fine ai tempi di tribolazione e per annientare la malvagi-

l.

2.

L.L. Thompson distingue fra apocalisse («una serie di scritti, una letteratura, che comprende opere quali Daniele, l Enoc, 4 Esdra e anche il libro dell'Apocalisse»), escatologia apocalittica («una pro­ spettiva religiosa . . . che implica alcune credenze sul mondo e sul posto che al suo interno occupano gli esseri umani»), e apocalitti­ cismo («i risvolti sociali delle apocalissi e di un'escatologia trascen­ dente») (Revelation, p. 23 ). ].R. Michaels scrive che «molti teorici di letteratura hanno suggeri­ to che le opere più valide, e soprattutto le grandi opere, non si la­ sciano mai inquadrare in maniera esclusiva in un singolo genere let­ terario. Sono creazioni altamente individuali che estendono le cate­ gorie fino a un punto di rottura» (Interpreting the Book o/ Revela­ tion, p. 3 1 ) .

1

APOCALISSE

tà3• Di regola, gli scrittori erano pessimisti sul fatto che si potes­ se tener testa a un mondo malvagio. Le grandi forze cosmiche che si celano dietro il tumultuoso divenire della storia sono ri­ tratte da simboli vivaci e non di rado fantastici. C'è una grande abbondanza di visioni. Gli autori delle apocalissi seguivano la pratica comune di riscrivere la storia sotto forma di profezia in modo da dare credito alle loro previsioni su ciò che realmente apparteneva ancora a un tempo futuro. Quello dell'origine della letteratura apocalittica è un pro­ blema decisamente troppo complesso per paterne discute­ re adeguatamente in questa sede. Alcuni studiosi, quali Betz, che la interpreta come un fenomeno ellenistico4, e Conzelmann, che la considera piuttosto uno sviluppo della religione iranica5, ipotizzano un'origine non giudaica della letteratura apocalitti­ ca. Per quanto non vi siano dubbi sul fatto che svariate influen­ ze convergano a darle forma, rimane tuttavia un fermo caposal­ do il fatto che si tratta essenzialmente di un fenomeno giudai­ co e cristiano6• Ha ragione Rowley, quando afferma che «l'apo3.

4. 5.

6.

2

Il Genres Projects della SBL definiva l'apocalittica come «un tipo di letteratura rivdatoria inserita in un quadro narrativo, in cui un es­ sere ultraterreno si rende mediatore di una rivelazione a un ricet­ tore umano, dischiudendo una realtà trascendente che è al tempo stesso temporale, nella misura in cui preannuncia la salvezza esca­ tologica e spaziale, in quanto coinvolge un altro mondo, quello so­ vrannaturale» (cit. in J. Collins: Apocalyptic Imagination, 4). M. Rist definisce l'apocalitticismo come «la convinzione escatologica che il potere del male (Satana), che ha attualmente il controllo su questa epoca terrena e disperata della storia umana in cui i giusti sono afflitti dai suoi emissari umani e demoniaci, è destinata a esse­ re in breve tempo superata, e al suo diabolico governo sarà posto termine da un diretto intervento di Dio, che è il potere del bene e che pertanto creerà un'era completamente nuova, perfetta ed eter­ na, posta sotto il suo controllo diretto per la gioia senza fine dei suoi giusti seguaci tratti sia dai morti risuscitati sia dai viventi», p. 3 47 . Cfr. i paragrafi introduttivi dell'articolo di G.E. Ladd " Why not Prophetic-Apocalyptic?" , JBL, 76, 1957 , pp. 192-200. JTC, 6, 1969, p. 155 . H. Conzelmann, A n outline o/ the Theology of the New Testament, p. 23 , in it., Teologia del Nuovo Testamento, ed. a cura di R. Penna, Paideia, Brescia, 1972, p. 45 . L. Morris, Apocalyptic, pp. 3 0-33. E. S. Fiorenza scrive che in un primo momento «la maggior parte degli studiosi era d'accordo sul fatto che il libro altro non fosse che una apocalisse giudai-

APOCALISSE E LETTERATURA APOCALITTICA

calittica è figlia della profezia»7• D.S. Russell riconosce che per quanto l'apocalittica traesse nutrimento da molte fonti, «non c'è dubbio che la componente principale fosse profondamen­ te radicata nella profezia ebraica»8• Poco più avanti egli scrive­ rà che l'apocalittica non è un sostituto della profezia; sviluppa piuttosto lo stesso messaggio riadattandolo a un nuovo contesto storico; l'apocalittica, secondo l'espressione che prende in pre­ stito da B.W. Anderson, è «profezia rivestita di un nuovo lin­ guaggio». Paul Hanson, in un'importante opera dal titolo The dawn o/Apocalyptic, sostiene che «la nascita dell'escatologia di tipo apocalittico non è un fatto né improvviso né anomalo ma si attiene allo schema di uno sviluppo ininterrotto dalla profezia pre-esilica ed esilica»9• George Ladd ritiene che l'apocalittica rispondesse a un problema di teologia della storia insito nel particolare frangen­ te storico, un problema che constava di tre elementi: l ) l'emer­ gere di un «residuo osservante» che si manteneva fedele alla Legge, in contrapposizione alla prevalente tendenza al com­ promesso, 2 ) il problema del male, nel senso che anche quando Israele sembrava osservare la Legge, si trovava soggetto a situa­ zioni di sofferenza e di umiliazione nazionale, e 3) la fine della profezia proprio quando ci sarebbe stato bisogno di una spie­ gazione divina del dramma della storia10• Uno dei grandi ruoli dell'apocalisse era quello di offrire una spiegazione per la sof­ ferenza del giusto e per il ritardo del Regno di Dio11• La pro-

7.

8. 9. 10. 11.

ca redatta in forma leggera», mentre oggi «esso sembra emergere sempre di più come uno scritto cristiano sui generis» (Revelation, p. 25 ) , tr. it. , Apocalisse: visione di un mondo giusto, Queriniana, Brescia, 1 994 . H.H. Rowley, Relevance of apocalyptic, p. 1 5 . D.E. Aune ricono­ sce che «la maggior parte degli studiosi ritiene l'apocalittica un de­ rivato della profezia israelitica», ma poi avverte che « . . . non biso­ gna . . . considerare la letteratura apocalittica semplicemente l'uni­ ca erede della profezia, bensì uno dei molti derivati», in Prophecy in early Christianity, p. 1 14; in it. , La Profezia nel primo Cristianesi­ mo e il mondo Mediterraneo antico, Paideia, Brescia, 1996, p. 2 17. D.S. Russell, Method and message oflewish apocalyptic, p. 88, in it. L'apocalittica giudaica, Paideia, Brescia 1 99 1 , pp. 1 19-120. P. Hanson, Dawn ofApocalyptic, pp. 7�. "Apocalyptic, Apocalypse", BDT, pp. 50-5 1 . L.L. Thompson scrive che c'è «un ampio consenso sul fatto che un'apocalisse nasce nel quadro di una situazione di un certo tipo, 3

APOCALISSE

fezia aveva avuto in primo luogo a che fare con gli obblighi etici della nazione, nel periodo stesso in cui il profeta scrive­ va. L'apocalittica focalizzava invece l'attenzione su un periodo di tempo ancora futuro, nel quale Dio sarebbe intervenuto per giudicare il mondo e stabilire la giustizia. n genere dell'apocalittica si può ben identificare grazie alla presenza di alcuni elementi fondamentali che interagiscono fra loro per la formazione di una prospettiva religiosa o filosofica totalizzante. In primo luogo, essa è sempre escatologica. Parla di un'epoca ancora futura nella quale Dio farà irruzione in questo mondo spazio-temporale per portare l'intero sistema alla resa dei conti finale. Per quanto la profezia fosse anche predittiva (a dispetto dell'opinione secondo cui i profeti sarebbero stati solo dei predicatori), la differenza, comunque, rimane. Per dirla con Rowley: «in generale, mentre i profeti prevedevano un futuro che sarebbe scaturito dal presente, gli apocalittici prevedevano un futuro che avrebbe fatto irruzione nel presente»12• In secondo luogo, l'apocalittica è dualistica. Non si tratta di un dualismo metafìsico, bensì storico e terreno. Esistono due poteri sovrannaturali opposti, Dio e Satana. Ed esistono pure due ere distinte: quella attuale, condizionata dal tempo e dalla malvagità e quella a venire, che è fuori del tempo ed è caratte­ rizzata da una perfetta giustizia. La prima è sotto il controllo di Satana mentre la seconda sotto la diretta supervisione di Dio. Strettamente legata alla dottrina delle due ere è l'idea dei due mondi, l'attuale universo visibile e il mondo perfetto che esiste nei cieli fin da prima dei tempi. Anche se v'è chi ritiene che un tale dualismo tradisca un influsso del pensiero persiano, si do­ vrebbe osservare che le concezioni espresse dai profeti dell'AT sono sufficienti a renderne ragione13• L'apocalittica si contraddistingue inoltre per un rigido de­ terminismo in forza del quale ogni cosa segue il proprio corso

12. 13 .

4

vale a dire una situazione di crisi» (Revelation, p. 25), inoltre nota che W. Schmithals «tronca tutte le connessioni genetiche fra le apocalissi e il loro contesto storico e sociale», p. 27. H.H. Rowley, Relevance, op. cit. , p. 38. G.E. Ladd menziona l'attesa profetica del Regno futuro, che com­ prende una terra redenta, trasformazione che sarà resa compiuta da una visitazione divina, grazie alla quale un nuovo ordine emer­ gerà dal vecchio.

APOCALISSE E LmERATURA APOCALITTICA

così come è stato divinamente preordinato, secondo un pro­ gramma ben definito e verso un finale prestabilito. Per quanto ciò portasse a un pessimismo abbastanza radicale verso la ca­ pacità di contrastare il male con cui ci si scontrava 14, alimentava tuttavia anche la fiducia che Dio sarebbe emerso vincitore già nel corso della vita degli apocalittici e non mancava neppure di gettare un po' di luce sul problema della sofferenza. La preoc­ cupazione sul perché il giusto soffrisse diminuiva quanto più cresceva la convinzione che la vita rispondesse, nella sua inte­ rezza, a un disegno prestabilito di Dio, e che qualsiasi cosa egli facesse o permettesse era per definizione buono. Fra le altre ca­ ratteristiche che andavano a plasmare la prospettiva apocalitti­ ca erano comprese la volontà di disinteressarsi del corso della storia in favore della sola cosa davvero importante ovvero la sua conclusione15, l'interesse a consolare i giusti, piuttosto che a rimproverarli per i loro fallimenti e la convinzione di trovarsi a vivere negli ultimi giorni. Ma l'apocalittica non si contraddistingue soltanto per al­ cuni motivi che interagiscono a formarne la generale prospet­ tiva ma anche in ragione di alcune peculiarità letterarie distin­ tive. Russell definisce in questo modo gli aspetti caratteristi­ ci dell'apocalittica: «TI carattere esoterico, la forma letteraria, il linguaggio simbolico e la pseudonimia»16. Scrive Beckwith che >, p. 5 . L.L. Thom­ pson scrive che (Plutarco, De Iside, 9).

APOCALISSE 1:4

di qualcuno che, in virtù della sua eterna esistenza, ha il sovra­ no controllo sul corso della storia. Anzi, questo richiamo teolo­ gico è di tale importanza che il saluto/dossologia si conclude ri­ petendo la stessa parola come parola pronunciata da Dio stesso al suo popolo (v. 8) . L'invocazione di grazia e pace proviene poi dai «sette spi­ riti che sono davanti al suo trono». Dal punto di vista di una teologia trinitaria pienamente sviluppata si tenta di interpreta­ re i sette spiriti come l'unico Spirito Santo rappresentato dal simbolismo della manifestazione completa, in sette aspetti, del suo essere. La fonte sarebbe la resa della LXX di Isaia 1 1 :232• Quest'interpretazione risale come minimo a Vittorino di Pet­ tau, nel tardo terzo secolo, ed è ancor oggi largamente accetta­ ta33. La prima argomentazione è che sarebbe inappropriato as­ sociare al Padre (v. 4a) e al Figlio (v. 5) chiunque si ponga su un piano inferiore rispetto alla Deità stessa, specialmente se si considera che in questo contesto tutti e tre vengono presenta­ ti quali fonte di grazia e di pace. L'argomento tuttavia perde forza se si considerano brani quali Luca 9:26, che parla del ri­ torno del Figlio «quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli», e l Timoteo 5:2 1 , dove Paolo richiede ubbidien­ za «davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti»34• Altri interpreti intendono la designazione come un diret­ to riferimento ai sette arcangeli della tradizione giudaica. In l Enoc 20: 1-8 sono elencati con i nomi di Uriele, Raffaele, Ra­ guel, Michele, Saraguele, Gabriele e Remiel (cfr. Tb 12 : 15; 2 Esd 4 : 1 ; Dn 10: 13). Questa però sarebbe una bizzarra intru­ sione della tradizione giudaica all'interno del pensiero cristia­ no (e/r. anche Ap 8:2)35• 32.

33 . 34. 35 .

TM elenca tre abbinamenti di due virtù ciascuno, per un totale di sei. La LXX rompe il parallelismo poetico e inserisce eùcrel3el.aç, devozione (più un verbo e un complemento oggetto) per un totale di sette. P.es. , L . Morris, scrivendo nel 1987, dice che probabilmente l 'espres­ sione è «un modo inconsueto per designare lo Spirito Santo», p. 49. J. Roloff sostiene che l'idea del settuplice Spirito di Dio «fosse in­ fluenzata dalla dogmatica più tarda» e non abbia nessuna solida base, p. 24. R.J Bauckham nota che «è l'Apocalisse stessa ad alludere a questi sette angeli (8: 1 ) in termini del tutto diversi da quelli impiegati per i sette spiriti». Aggiunge che sebbene la parola «spirito» potesse esse61

APOCALISSE 1:4

TI riferimento ai sette spiriti di Dio si trova in tre altri luoghi dell'Apocalisse. A Giovanni è detto di scrivere all'angelo della chiesa di Sardi: «Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle» (3 : 1 ) . Dal momento che nell'indirizzo di ciascuna delle sette lettere il Cristo glorioso viene designa­ to in termini derivati dalla visione iniziale ( 1 : 12-16), potrem­ mo sperare di ricevere qualche aiuto tornando a quella visione. In l : 16 apprendiamo che ci sono sette stelle, che sono tenute nella mano destra da «qualcuno simile a un figlio d'uomo». Le sette stelle vengono nuovamente menzionate in 3 : l in rapporto ai «sette spiriti di Dio». I sette spiriti si identificherebbero con i sette angeli solo se la congiunzione «e» di questo versetto ve­ nisse intesa come particella epesegetica piuttosto che copulati­ va; ciò è però altamente improbabile. Gli altri due riferimenti ai sette spiriti di Dio si trovano nella visione della sala del trono dei capitoli 4 e 5 . In 4:5 vengono identificati con «sette lampade» che bruciano davanti al trono e in 5:6 coi «sette occhi» dell'Agnello. Ci pare che lo sfondo di quest'immagine sia Zaccaria 4:2b, lOb, dove «sette lampade» sono «gli occhi del Signore, che percorrono tutta la terra» (e/r. «mandati per tutta la terra» in Ap 5 :6). Dato però che Giovanni non è mai strettamente vincolato alle fonti del suo simbolismo ma «le piega e le rimodella con la più assoluta libertà, adattan­ dole allo scopo specifico che si è proposto»36, si ha che un'accu­ rata esegesi del brano dell' AT risulterebbe di ben scarsa utilità. Pertanto, l'esame dei quattro brani dell'Apocalisse in cui ven­ gono menzionati i sette spiriti non ci offre adeguata informazio­ ne per giungere con sufficiente certezza a una corretta compren­ sione di questa enigmatica frase. Sebbene si tratti soltanto di una congettura, sembrerebbe che «i sette spiriti davanti al trono (di Dio)» si comprendano meglio come parte di una corte celeste che esercita un ministero speciale in connessione con l'Agnello37�

36. 37 .

62

re utilizzata per indicare gli angeli, come accade di frequente nei ro­ toli del Mar Morto, «raramente la letteratura prato cristiana, e mai il libro dell'Apocalisse, le attribuisce questo significato», p. 162; in it. La Teologia dell'Apocalisse, Paideia, Brescia, 1994; p. 133 . F.F. Bruce, " The Spirit in the Apocalypse" in Christ an d Spirit in the New Testament, p. 336. P.F. Bruce, nell'articolo menzionato, p. 336, privilegia l'interpre­ tazione di Beckwith secondo cui essi rappresenterebbero l'unico

APOCALISSE 1:5

5. La grazia e la pace non procedono solo dall'eterno Iddio e dai sette spiriti davanti al trono ma anche da Gesù Cristo. Quest'ultimo viene designato col triplice titolo di «testimo­ ne fedele», «primogenito dei morti» e «principe dei re della terra»38• La dossologia che segue subito dopo (vv. 5b-6) indi­ ca che l'ordine in cui sono menzionati non subordina in nessun modo il Figlio ai sette spiriti. TI primo elemento del titolo assegnato a Gesù indica che egli è il «testimone fedele»39• Tale designazione si applica in primo luogo al suo ruolo nel mediare la rivelazione ricevuta da Dio (Ap 1 : 1 ; la «testimonianza per le chiese» cui si fa riferimen­ to in 22: 16). Ma si riferisce anche allo scopo più generale della sua vita, in quanto testimoniò della verità di Dio (Gv 3 :32-33 ; 18:37 ), con un particolare accento sulla sua morte, che ne de­ rivò. La parola greca per «testimonianza» (martys) è conflui­ ta nell'italiano come «martire», ovvero colui che viene messo a morte per la sua dedizione a una causa. Per tutta l'Apocalis­ se il termine è associato alla pena di morte che deriva da una ferma e costante testimonianza ( e/r. 2 : 1 3 ; 1 1 :3 ; 17 :6)40• Ai cri­ stiani d'Asia in procinto di entrare in un periodo di persecuzio­ ne, Gesù viene presentato come testimone fedele. Egli è il mo­ dello del come restare fermi nella verità di Dio, senza mai scen­ dere a compromessi ( e/r. l Tm 6: 13 ) .

3 8.

39.

40.

Spirito simboleggiato dalle sette torce (4:5 ) e dai sette occhi ( 5:6). Cfr. G.R. Beasley-Murray, p. 56, «i sette Spiriti di Dio rappresen­ tano lo Spirito Santo nella sua pienezza di vita e di benedizione». E.S. Fiorenza conclude che in Ap l :5-6 Giovanni stia citando da una formula battesimale tradizionale ("Redemption as Liberation: Apoc 1 :5/ and 5:9/', CBQ, 36, 1974, pp. 220-222). Nell'ultimo inno Gio­ vanni cambia la sua comprensione antropologica della redenzione esprimendola con immagini sociopolitiche, p. 23 1. Vedi anche Idem, The book o/Revelation:justice andjudgment, pp. 72-76. R. Charles spiega l'anomalia del titolo nella forma nominativa in re­ lazione grammaticale col genitivo come un semitismo (il sostantivo ebraico nei casi indiretti non si declina) e nota altri casi simili (2:20; 3 : 12; 9. 14, etc.; 1 . 13 ) . Il sostantivo �aptupia si carica delle stesse connotazioni (e/r. 1 .9; 6:9; 1 1 :9; 12: 1 1 , 17; 20:4). A.A. Trites ipotizza che il termine �aptuç in Apocalisse si stia già muovendo nella direzione seman­ tica di martire, senza peraltro averne ancora pienamente acquisito il significato, "Maervç and Martyrdom in the Apocalypse" , NovT. 15, 1973 , pp. 72-80. 63

APOCALISSE 1:6

In seconda istanza, Gesù è «il primogenito dei morti». Que­

sto titolo si ritrova anche in Colossesi 1 : 18, dove Cristo è pro­ clamato capo di tutta la chiesa in virtù della sua risurrezione dai morti. Lightfoot mette in evidenza che le due concezioni prin­ cipali di questa designazione sono il primato e la sovranità, e che in contesti messianici a fare la parte del leone è la seconda41• L'interpretazione messianica affonda le sue radici nel Salmo 89:27 , che dice di Davide (estendendo questa dichiarazione alla sua discendenza che culmina nel Messia Gesù), «lo inoltre lo costituirò mio primogenito». Anche se una fedele testimonian­ za dovesse portare alla morte del martire, il credente deve ram­ mentare che Gesù, il martire per eccellenza, è il primogenito dai morti. E se il Cristo risorto esercita ora il suo controllo sovrano, anche il fedele prenderà parte al suo regno (Ap 20:4-6) . Salmo 89:27 è anche all'origine del terzo elemento del tito­ lo. In quanto primogenito dai morti, Gesù diventa e con la veste «bianca come la neve». Con varianti minime (i capelli di Cri­ sto sono al tempo stesso «bianchi come lana candida>> e «come neve>>80; cfr. Is 1 : 18) questa descrizione nell'Apocalisse viene ri­ ferita al Cristo esaltato. L'attribuzione a Cristo dei titoli e degli attributi di Dio è indicativa per la cristologia dell'esaltazione dell 'Apocalisse. Gli antichi esegeti tentarono di individuare nel riferimento ai bianchi capelli un'allusione all 'eterna preesistenza del Figlio. Ma questo non rientrava negli obiettivi. ll capo canu­ to era degno di onore e veicolava l'idea di saggezza e dignità (Lv 19:32, Pr 16:3 1 ) . Proseguendo con la descrizione, apprendiamo che i suoi occhi «erano come fiamma di fuoco» (cfr. Dn 10:6), ca­ rattere ribadito sia nella lettera a Tiatiri (2: 18) sia nel resoconto del ritorno vittorioso del Messia conquistatore ( 19: 12). Riflette lo sguardo penetrante di colui che è sovrano, non solo sulle sette chiese ma anche sull'intero corso della storia. 15 Al di sotto della lunga tunica i piedi di Cristo sembra­ vano «bronzo». L'etimologia di questa parola greca (che nella produzione letteraria al di fuori dell'Apocalisse non ricorre da nessun'altra parte) è difficile81, ma si comprende meglio come 78. 79.

80.

81.

G. Caird, pp. 25-26. 1En 46: 1 dice del vegliardo sono schiera­ ti contro l'esercito dei santi, vedi M. Burrows, Dead Sea Scrolls, pp. 404-405 . Vedi R. Charles, 1 , 176 e le note aggiuntive ( 1 . 1 84-188) Vedi anche G. Caird (86) e R.H. Preston e A.T. Hanson, p. 8 1 . 199

APOCALISSE 6: 12-17

no dinanzi al trono in 7:9 sono tutti avvolti in bianche tuniche. Provengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro tuniche nel sangue dell'Agnello, rendendole bianche (7 : 1314; e/r. 22: 14). Alla chiesa di Laodicea si consiglia di comprare dell'oro, delle vesti bianche40 e un collirio (3 : 18), un ben strano consiglio se davvero le vesti bianche fossero i corpi glorificati. Ai martiri viene detto di aspettare ancora un po', fino a quando il loro numero sarà completo. Alle vittime della per­ secuzione di Nerone41 stanno per unirsi quanti sceglieranno di offrire le loro vite pur di non rendere onori divini a Domizia­ no. Ciò che viene loro chiesto non è di controllare la loro im­ pazienza ma di riposare nel godimento della loro benedizio­ ne, dato che nel loro novero ci sono altri che ancora devono essere aggiunti. n pensiero giudaico dipingeva un Dio che go­ verna il mondo secondo un programma predefinito nel tempo (vedi 2 Bar 23 :4-5 ; 2 Esd 4:35-37), all'interno del quale la fine noti arriverà fino a quando il numero completo dei giusti non sarà stato offerto (lEn 47:4; 2 Esd 2:4 1 )42• A dover essere ucci­ si sono i loro conservi e anche i loro fratelli e sorelle. n versetto non distingue due gruppi separati. c.

n sesto sigillo: il grande terremoto (6: 12-17)

12 Guardai di nuovo quando l'Agnello aprì il sesto sigillo; e si fece un gran terremoto; il sole diventò nero come un sacco di crine, e la luna diventò tutta come sangue; 13 le stelle del cielo caddero sulla terra come quando un fico scosso da un /orte vento lascia cadere i suoi fichi immaturi. 14 Il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola; e ogni montagna e ogni isola furono rimosse dal loro luogo.

40. 41.

42 .

200

ln gr. iJ.Ul'tUX À.EUK6., sinonimo di CJ'tOÀ.CX.Ì À.EUKa.\..

Scrive Tacito che «coperti di pelli ferine, morivano dilaniati dai cani, oppure erano crocifissi, o arsi vivi a mo' di torce che serviva­ no ad illuminare le tenebre, quando il sole era tramontato [nei giar­ dini di Nerone] », Ann. 15 .44. Vedi W.C. Van Unnik, "Le nombre des élus dans la première de Clement", Revue d'histoire et de philosophie religieuses, 42 , 1962, pp. 237-246.

APOCALI SSE 6: 12-14

15 I re della terra, i grand� i generalz: i ricchz: i potenti e ogni schiavo e ogni uomo libero si nascosero nelle spelonche e tra le rocce dei monti. 16 E dicevano ai monti e alle rocce: «Cadeteci addosso, nascondeteci dalla presenza di colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello; 17 perché è venuto il gran giorno della sua ira. Chi può resistere?»

Alla domanda che nel quinto sigillo i martiri fanno sotto l'altare («fino a quando . . . aspetterai per fare vendetta del no­ stro sangue?») giungono in risposta i versetti 12-17. La rispo­ sta non viene fornita in termini di giorni, mesi o anni ma confe­ risce la certezza che la loro morte sarà vendicata. Grandi som­ movimenti cosmici avranno luogo e la società secolare, respon­ sabile della vita dei credenti, dovrà rendersi conto del fatto che Dio ha già messo in moto quella catena di avvenimenti tramite i quali darà piena soddisfazione alla sua ira. 12-14 Con l'apertura del sesto sigillo hanno inizio i terri­

bili sconvolgimenti cosmici che devono preannunciare gli ul­

timi giorni. Per un popolo convinto che il bel moto regolare dei corpi celesti fosse un segno del controllo provvidenziale di Dio, la rottura di un tale ordine avrebbe costituito un tetro an­ nuncio del fatto che la fine del mondo era alle porte. I detta­ gli di questa drammatica descrizione di un universo in tumul­ to sono tratti dal bagaglio convenzionale della coeva apocalitti­ ca43 e non vanno presi completamente alla lettera44• Chi si fosse 43 . 44.

Alcuni MSS. (A pc vgd; [Prim] ) aggiungono ì.Bou prima di atta�òç («tipico dello stile apocalittico», B.M. Metzger, Textual Commen­ tary, op. cit. , p. 74 1 ) , ma il sostegno esterno è insufficiente. M.E. Boring sottolinea il fatto che «questa scena non va presa alla lettera più di quanto lo debbano essere le altre metafore del lin­ guaggio di Giovanni né va, dall'altra parte, decodificata in senso «spirituale» quale riferimento alla caduta di strutture politiche e sociali oppressive, quasi Giovanni non avesse fatto altro che ma­ scherare sotto il linguaggio apocalittico la sua attesa di una rivolu­ zione sociale. Giovanni, genuino pensatore apocalittico, usa il lin­ guaggio figurato per la fine di questo mondo, proprio per indica­ re esattamente tale fine», pp. 126-127 , in it., p. 153 . Per aiutare l'individuo con un orientamento letterario ad afferrare l'impatto dell'Apocalisse Eugene Peterson si rifà alle intuizioni di Marshall McLuhan ("Apocalypse: The Medium is the Message" , Today, 26, 1969, pp. 133-14 1 ) . Anche se saranno necessarie probabilmente 201

APOCALISSE 6: 12-14

accostato per la prima volta alla descrizione di Giovanni non si sarebbe dato pena di discutere se i dettagli andassero presi alla lettera o meno. Erano comunque inseriti in una tradizione ben precisa che, grazie alla letteratura apocalittica corrente, risaliva fino ai primi resoconti profetici del Giorno del Signore45• n terremoto era una delle tipiche manifestazioni della visi­ ta divina. Quando Dio era disceso sul Sinai, «tutto il monte tre­ mava forte» (Es 19:18). Isaia profetizza che il popolo si sareb­ be nascosto nelle grotte per il terrore del Signore «quando egli sorgerà per far tremare la terra» (Is 2: 19) . «Ancora una volta, fra poco, io farò tremare i cieli e la terra», scrive Aggeo (2:6)46• Questo grande terremoto deve accompagnarsi al sole che di­ venta nero come un sacco di crine47 e alla luna che diventa rossa come il sangue48• In un brano che Pietro cita nel giorno di Pen­ tecoste, sostenendone il parziale adempimento per quel tempo (At 2:20) , il profeta Gioele afferma, riguardo all'imminente grande e terribile Giorno del Signore, che «il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue»49• Le stelle del cielo sono descrit­ te nel loro precipitare sulla terra come fichi acerbi in una bu­ fera d'invemo50• Isaia aveva parlato degli eserciti del cielo che cadono come il fogliame appassito della vite (Is 34:4). È uno dei segni che precedono immediatamente la venuta del Figlio dell'uomo (Mt 13 :25-26) . La caduta delle stelle sulla terra non avrebbe potuto significare altro, per un uomo dell'antichità, che l'arrivo della fine. n cielo si ritirerà come una pergamena sroto-

45 .

altre due generazioni perché la chiesa cristiana superi il «paradosso di Gutenberg»; il futuro, egli pensa, sembra promettente, p. 14 1 . G.R. Beasley-Murray rileva che soltanto in tempi molto recenti siamo riusciti ad apprezzare il fatto che il simbolismo di Giovan­ ni costituisse un linguaggio risalente a un'antica tradizione e anco­ ra ben parlato dai contemporanei ( The contribution o/ the book o/ Revelation to the Christian beliefin Immortality" SJT, 27 , 1974, pp. 76-93 ). Vedi. Ass. Mos. 10:4; 2 Esd 5:8; 2 Bar 70:8. TI riferimento è alla rozza veste ricavata dal crine di una capra nera che si indossava in tempi di lutto. L'intenso colore rosso sangue della luna sarebbe il risultato dell'evento atmosferico, quale che sia, che ha provocato l'oscura­ mento del sole. Vedi Is 1 3 : 10; Ez 32:7 ; Am 8:8; Ass. Mos. 10:4-5 ; Mc 13 :24. In gr. ÒÀ:ov9ot sono i fichi verdi che appaiono in inverno prima delle foglie e vengono facilmente scossi via dall'albero. "

46. 47 . 48. 49. 50.

202

APOCALI SSE 6 : 15-17

lata che, se dovesse rompersi nel mezzo, si arrotolerebbe subito su uno dei due lati51• La rimozione di tutte le montagne e delle isole dal loro posto non ha paralleli nella letteratura apocalittica. Può darsi che sia stata suggerita da Na 1 :5 («si sciolgono i colli») o da Ger 4:24 (O con il congiuntivo aoristo è una doppia negazione enfatica. l 06. Questa caratteristica paradossale, ricordata da molti autori, avreb­ be un minore impatto se l'impiego del termine àpviov nell' Apo­ calisse includesse l'idea della leadership messianica (e/r. comm. su 5 :6) . 1 07 . Si tratta di un'immagine utilizzata anche da altri autori del NT, Eh 13 :20; l Pt 2:25 ; 5:4. 223

APOCALISSE 7 : 15-17

Altrove nell'Apocalisse l'attività pastorale dell'Agnello è di un tipo radicalmente diverso. Egli deve guidare (pasturare)108 le nazioni con uno scettro di ferro ( 12:5 ; 19: 15 ). In 2 :27 ai vin­ citori di Tiatiri viene promesso di essere resi partecipi di tale governo. Con scettro di ferro essi pastureranno le nazioni, le frantumeranno «come un vaso d' argilla»109• Nella sua qualità di pastore celeste, l'Agnello conduce il suo gregge alla fonte della vita e asciuga le ultime tracce dei do­ lori terreni. «Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato», cantano Mosè e i figli d'Israele (Es 15 : 13 ) . «0 Signore, guidami con la tua giustizia», pregava il salmista (Sal 5:8). Come Dio ha guidato nel passato, così guiderà nel futu­ ro. Egli dirige la moltitudine celeste verso la sorgente e la fonte della vita, vale a dire, alla diretta presenza di Dio. L'ordine in­ verso della sintassi dell'espressione greca pone l'enfasi sulla pa­ rola (R.L. Jeske, p. 97 ). 209. In Pirqe Abot 6: 10 viene citato il seguente detto, che sarebbe stato pronunciato da Rabbi Jose ben Kisma: «Nell 'ora della morte di un uomo non sono l'oro, o l'argento o le pietre preziose o le perle ad accompagnarlo, ma soltanto la Torah e le buone opere». Cfr. 2 Esd 7:77; 2 Bar 14: 12. 372

APOCALISSE 14 : 14

corona d'oro e in mano una falce affilata. 15 Un altro ange­ lo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che stava se­ duto sulla nube: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l'ora di mietere, perché la mèsse della terra è matura». 16 Colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.

Le visioni di giudizio avviano il capitolo alla sua conclu­ sione. I versetti 14-16 dipingono l'avvento del divino giudizio nelle forme familiari della mietitura del grano. I versetti 17-20 pongono l'accento sulla natura violenta dell'ira di Dio, come quando viene pigiato un tino al cui interno sono stati raccolti i grappoli d'uva della terra. Queste visioni servono a ricordare a quanti stavano soffrendo per essersi rifiutati di onorare l'impe­ ratore, prendendo parte al culto imperiale, che la loro fede in Dio e la loro fiducia nell'efficacia salvifica della morte espiato­ ria dell'Agnello saranno senz' altro vendicate. 14 Giovanni guarda, ed ecco apparire una bianca nuvo­ la, con «uno, simile a un figlio d'uomo» seduto sopra. Que­ sti, altri non è che il Cristo risorto (v. l: 13 ) . Sullo sfondo rima­ ne Daniele 7 : 13-14, quando «uno simile a un figlio d'uomo» viene sulle nuvole del cielo per ricevere un dominio universa­ le ed eterno. La corona d' oro210 individua nel Messia colui che ha conquistato e dunque vinto il diritto di agire in giudizio. La falce affilata è lo strumento tipico della mietitura e ritrae il Fi­ glio dell'uomo pronto a mietere la messe della terra per il giu­ sto giudizio. Qualche commentatore identifica il mietitore con un an­ gelo e non con Cristo, argomentando che sarebbe strano per il Cristo esaltato prendere ordini da un angelo (come avviene al v. 15), ed inverosimile che non sapesse che la fine era giun­ ta. L'angelo però non è nulla di più di un messaggero di Dio il cui scopo non è di rivelare il tempo della fine ma di recapi­ tare il comando divino di dare inizio alla raccolta. Piuttosto di 2 10. In gr. cr'tÉ ed egli le governe­ rà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira arden­ te del Dio onnipotente. 16 E sulla veste e sulla coscia porta scrit­ to questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.

Ormai il lettore si sarà abituato ai cambiamenti repentini e drastici, in concomitanza con le varie visioni che si presen­ tano, l'una dopo l'altra, a Giovanni. Alla gioia della cerimonia di nozze dell'Agnello segue bruscamente la visione del Messia guerriero che fa la sua comparsa, pronto per dare battaglia, su di un cavallo bianco. I suoi occhi fiammeggianti riflettono la sua impazienza di portare a termine la missione. La sua tunica intinta di sangue simboleggia il suo imminente trionfo. Al se­ guito di colui il cui nome è «la Parola di Dio � ci sono gli eserci­ ti celesti, vestiti di lino fino, bianco e puro. E con la spada affi­ lata che esce dalla sua bocca che colpisce le nazioni. Egli pigia il tino del vino dell'ira ardente di Dio, poiché è il Re dei re e il Signore dei signori. Da nessuna parte, nell'Apocalisse, il Cristo trionfante viene ritratto tramite immagini e con un linguaggio più adatti a con­ vincere il lettore che a dispetto di tutti i grandi sforzi di Sata­ na, Dio e l'Agnello alla fine emergeranno vincitori. ll linguag­ gio dell'apocalittica è abbastanza flessibile da consentire che la distruzione della grande città al capitolo 18 sia seguita dall'ulti­ ma battaglia del capitolo 19. Non si deve però mai permettere che sia la cronologia a determinare il modo migliore per espri­ mere la verità.

471

APOCALISSE 19:11

11 Quasi senza nessun preavviso, il cielo si apre19. Compa­ re un cavallo bianco il cui cavaliere deve combattere una guer­ ra santa e condurre l'età presente al suo epilogo. L'immagi­ ne utilizzata per descrivere questo grandioso avvenimento ri­ sente della tradizione giudaica di un Messia guerriero più che della dottrina neotestamentaria della seconda venuta di Cri­ sto20. Fra i profeti ebrei era YHWH stesso che negli ultimi gior­ ni sarebbe uscito per instaurare il suo regno sulle nazioni ne­ miche. Mano a mano che la figura del Messia assumeva tratti sempre più definiti nelle aspettative giudaiche, è lui che nell'ul­ timo conflitto veniva ad emergere quale grande difensore della causa di Dio21. In 2 Baruc 72 è il Messia a radunare le nazio­ ni, risparmiandone alcune e sterminandone altre. n sogno giu­ daico di un Messia conquistatore viene chiaramente presentato in Salmo 17 :23-27, un testo che si lega strettamente al nostro passo22. Tale modo di rappresentare il Messia non è in contra­ sto con la dottrina neotestamentaria. In 2 Tessalonicesi 1 :7-8 Paolo insegna che il Signore Gesù si manifesterà dal cielo in un fuoco fiammeggiante per far vendetta degli empi. In Mat­ teo 25 :4 1 Gesù ordina ai dannati di andarsene nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Qualsiasi diversità 19.

20.

21. 22.

472

È difficile capire come un'affermazione così chiara possa essere in­ terpretata nel senso che il Veggente «ebbe delle intuizioni che an­ davano al di là della ragione, degli eventi e delle circostanze umane» (come scrive ]. Robbins, p. 2 1 6). Nel linguaggio apocalittico i sim­ boli venivano utilizzati per descrivere degli avvenimenti reali che avevano luogo nella visione e non per esporre con un linguaggio metaforico una verità che altrimenti non avrebbe potuto essere af­ ferrata. Essi certamente offrono un'occasione d'oro per essere cari­ cati di ulteriori significati, che però non possono per nessun moti­ vo convalidare un simile approccio soggettivo. E. H. Peterson cita il vescovo Aulén il quale scrive che «nessun tipo di dottrina cristiana ha alcun futuro davanti a sé, se non nella mi­ sura in cui riesce a non perdere mai di vista la realtà del male che è nel mondo e ad andare incontro al male con un trionfale canto di guerra» (p. 163 ; cit. da Christus Vietar di G. Aulén, p. 176) . Nella pagina precedente cita D. Lessing, che osserva che si ha l'abitudine di trascurare gran parte della Bibbia perché «Yahweh non pensa, né si comporta come un assistente sociale», p. 162 . I.T. Beckwith, pp. 730-73 1 . In parte, vi si legge: «Con uno scettro di ferro egli frantumerà tutte le loro sostanze. Distruggerà le empie nazioni con la parola della sua bocca» Cfr. test. D. 5 : 1 3 ; Sib. 5: 108-1 10; 2 Bar 39:7 40:4.

APOCALISSE 19 :11

di enfasi possa esistere fra l'apparizione di un Messia guerrie­ ro e il ritorno di Cristo come viene generahnente rappresenta­ to nel NT, può essere spiegata sulla base della compresenza di due tematiche complementari (ma non antitetiche) : il giudizio messianico sugli empi e l'adempimento e la realizzazione della speranza cristiana. Entrambi i temi si ritrovano in 2 Tessalo­ nicesi 1 :9-10, dove Paolo parla di Cristo che al suo ritorno fa vendetta sugli empi e al tempo stesso è glorificato in coloro che credono. Dopo aver rilevato che l'idea di Cristo rappresentato come un guerriero che esce in battaglia «si avvicina pericolo­ samente al punto di inconciliabilità con la concezione cristiana di Dio», Schlatter prosegue dicendo che la metafora viene poi trasformata dall'immagine di una battaglia a quella di un giudi­ zio. «Dio ripulisce trionfahnente il campo di battaglia e i suoi nemici vengono inghiottiti nella morte»2>. In 4 : 1 c'era una porta aperta nel cielo; poi ( 1 1 : 19; 15:5) era stato il santuario celeste stesso a essere aperto per nuove rive­ lazioni. Ora i cieli stessi si aprono (cfr. 1 : 1 ; 2 Bar 22 : 1 ; Mt 3 : 16; Gv 1 :5 1 ) per rivelare il Messia conquistatore e i suoi eserci­ ti di ritorno dal cielo per far guerra alla bestia, al falso profe­ ta e alle nazioni del mondo che si erano raccolte al loro segui­ to. Come il primo dei quattro cavalieri del capitolo 6, il cavalie­ re monta su un bianco destriero, simbolo di una conquista vit­ toriosa. Egli si chiama «Fedele e Veritiero»24 e giudica e guer­ reggia con giustizia. La giustizia del giudizio divino è un tema dominante dell'Apocalisse. In 16:5-7 l'angelo che ha autorità sulle acque aveva proclamato, «Sei giusto . . . per aver così giu­ dicato» e dall'altare si rispondeva «Sì, o Signore, Dio Onnipo­ tente, veritieri e giusti sono i tuoi giudizi». La grande folla in 19:2 aveva lodato Dio con le parole, «Veritieri e giusti sono i 23 . 24.

A. Schlatter, The Church in the NT Period, p. 283 . La collocazione di Kpa.vou e à1tò 'tou eeou. O, come suggerito da R.G. Bratcher e H.A. Hatton, «per l'uomo che sta andando a sposare», p. 297 .

APOCALISSE 21:3

gono forniti i dettagli nei vv. 1 1-2 1 . In 19:7 il popolo di Dio era rappresentato come una sposa; qui viene utilizzata la medesima immagine per il luogo della sua dimora, la Gerusalemme cele­ ste. n contrasto fra la città terrena, una prostituta, e quella ce­ leste, la sposa, è evidente16• 3 Dal trono s'ode una voce possente17 che annuncia l' adem­ pimento di un tema fondamentale che percorre tutto l'AT. Nel Codice di santità di Levitico 26 viene chiaramente affermato, «lo stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e non vi detesterò. Camminerò tra di voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popo­ lo» (Lv 26: 1 1-12; cfr. Ger 3 1 :33 ; Ez 37:27; Zc 8:8). La voce dal cielo proclama che la dimora di Dio è con il popolo e che egli abiterà con loro. La parola greca per tabernacolo (skene) è strettamente associata all 'ebraico Shekinah18, che veniva uti­ lizzato per indicare la presenza e la gloria di Dio. Nel pellegri­ naggio nel deserto, il tabernacolo o tenda, era figura della pre­ senza di Dio che dimorava in mezzo al suo popolo. Nel quar­ to Vangelo, Giovanni scrive che la Parola si è fatta carne ed ha tabernacolato (eskenosen) in mezzo al popolo, di modo che essi hanno visto la sua gloria, la gloria dell'unico e solo (Gv 1 : 14). Quando scrive che il tabernacolo di Dio è con noi, il Veggen­ te sta dicendo che Dio, nella sua gloriosa presenza, è venuto ad abitare con noi. L'immagine non suggerisce l'idea di un domi­ cilio provvisorio; d'ora in poi Dio rimane con il suo popolo per tutta l'eternità. È interessante che le traduzioni più recenti preferiscano utilizzare il plurale, popoli (p. es. NIV e NRSV «essi saranno suoi popoli») piuttosto che il singolare, popolo19• È chiaro che 16. 17. 18. 19.

«All'Apocalisse nel suo insieme, ben può addirsi il titolo La storia di due città, con il sottotitolo La meretrice e la sposa» (G.R. Bea­ sley-Murray, p. 3 15). Un certo numero di MSS ( 05 1 • MajT gig sy co; Ambr Prim) leggo­ no oùpavoù per assimilazione con ÈK 'tOÙ oùpavoù del v. 2. Pur appartenendo a due famiglie linguistiche non imparentate fra loro, le consonanti sono le stesse e nella LXX spesso OKTJV1Ì tradu­ ce l'ebraicct?�l· B.M. Metzger confessa che è estremamente difficile scegliere fra Àaoi e Àaoç. n comitato ha preferito Àaoi principalmente sulla base delle evidenze testuali dei manoscritti leggermente superiori (N A 046 2030 2050 2053 2062' xr 2329 MajTA a; Irl"') (Textual Com­ mentary, p. 688) . 515

APOCALISSE 21:4

Giovanni ha modificato la concezione tradizionale ( Ger 7:23 ; 30:22 ; Os 2:23 ) introducendo un riferimento ai molti popo­ li dell'umanità redenta. Gesù aveva parlato di «altre pecore, che non sono di quest'ovile» e che sarebbero dovute diventa­ re parte dell'unico gregge (Gv 10: 16). È con i popoli redenti di tutte le razze e di tutte le nazionalità che Dio abiterà in gloria. Dio stesso sarà con loro, e sarà il loro Dio20• Sono la presenza di Dio e la comunione con lui di tutti i credenti a costituire la caratteristica principale dell'età a venire. 4 A questo punto Giovanni descrive i vantaggi derivanti al popolo di Dio nel momento in cui stabilisce in mezzo a loro la sua eterna dimora. Gli effetti debilitanti del peccato sono elimi­ nati per sempre. La morte, il dolore, il pianto e l'angoscia, sono tutte cose che fanno parte del