Achilleide. Testo latino a fronte 8817169862

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Achilleide. Testo latino a fronte
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Stazio ACHILLEIDE a cura di Gianpiero Rosari TESTO LATINO A FRONTE

Stazio

Achillei de introduzione, traduzione e note di GIANPIERO testo latino a &onte

Biblioteca Universale Rizzoli

ROSATI

Proprietà letteraria riservata

© 1994 R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.A., Milano ISBN 88-17-16986-2 Titolo originale dell'opera: ACHILLEIS

prima edizione: giugno 1994

L '«ACHILLEIDE» DI STAZIO, UN'EPICA «EN TRAVEST I»

l. ACIDLLE PARADIGMA D I EROISMO

Ci sono personaggi , in letteratura, che hanno una loro fisio­ nomia fissa, inalterabile: sono paradigmi di un modo di es­ sere, ipostasi di una forma del carattere e dell'esistenza, e come tali destinati a rimanere sempre uguali a se stessi . Fra questi c'è Achille, e chi vorrà scrivere su di lui , ammonisce Orazio, dovrà adeguarsi ai tratti che tradizionalmente lo contraddistinguono , che fanno la sua unicità: Aut famam sequere aut si bi convenientia finge,

scriptor . Honoratum 1 si forte reponis Achillem, impiger, iracundus, inexorabilis, acer,

iura neget sibi nata, nihil non arroget armis.

(Ars poe t.

119-122)

«0 si attiene alla tradizione, lo scrittore, o deve inventare

caratteri che siano coerenti . Se lo rimette in scena, un Achille che si rispetti sarà scattante, irascibile, spietato, aggressivo,

senza legge che riconosca e col solo diritto delle armi. »

[trad . Ramous]

L 'asprezza di un temperamento impetuoso , irascibile (la 1 Su honoratum, la lezione della tradizione sia diretta che indiretta, si appuntano notoriamente molti sospetti , inessenziali tuttavia per il nostro discorso (rinvio per la documentazione al commento all' A rs di C . O. Brink, Cambridge 1 97 1 , ad /. , p. 1 99; una difesa recente del testo tràdito da parte di J. H . Waszink in «Mnemos . » 28, 1 975 , pp . 41 8-420) .

s

proverbiale lliivtç omerica) , inesorabilmente spietato , che si ritiene superiore alle leggi umane e votato unicamente alla legge delle armi e della guerra : dovranno essere questi i trat­ ti che definiscano l'essenza del personaggio , vincolato ap­ punto a un suo paradigma immutabile (quel napaòEtYil, secon­ do la brillante definizione di Dilke (op. cit. , p. 1 8) . 38 Sui caratteri comici di alcuni personaggi e situazioni dell' Achilleide ri­ chiamava l'attenzione A. Korte, Euripides ' Skyrier, in « Hermes» 69, 1 934, spec. p. 6. Un cenno sulle analogie fra la rivelazione a Licomede dell'iden­ tità di Achille e del suo legame con Deidamia (insieme al frutto stesso del­ l'unione, il figlioletto neonato) , e la conclusione di tante commedie sia gre­ che (del tipo 'nuovo') che romane, anche in E. Burck , Die •Achilleis ' des Statius, in Das romische Epos, hrsg. von E . Burck, Darmstadt 1 979, p . 356 n . 1 5 ; cfr. infine S . Koster, art. cit. , pp . 206 sg. (con qualche forzatura) . 39 Sulla perduta tragedia euripidea si può vedere F . Jouan , Euripide cit . , pp. 204-2 1 8 , da integrare ora con l'utile messa a punto d i G . Aricò, Contri25

tro comico costruito sui meccanismi dell'intrigo (ovvio per il travestimento che permette l'ingresso in casa fra le donne - il rinvio all'Eunuchus di Terenzio)4 0 . Oltre che nel modello euripideo , tuttavia, Stazio poteva trovare un prece­ dente importante per questo aspetto anche in un poema 'epico ' , nelle Metamorfosi di Ovidio, un'opera in cui questo complesso tematico era stato largamente esplorat o e illu­ strato e che aveva saputo tradurre nelle forme della poesia narrativa procedimenti consolidati del linguaggio dramma­ tico4 1 . Il poema delle forme mutevoli , della realtà in continua trasformazione, e capace di assumere un aspetto ambiguo , ingannevole, presenta una vastissima costellazione di motivi ruotanti attorno a questo tema dominante: basterebbe ri­ cordare tutti quei casi in cui un personaggio , o camuffato sotto una falsa identità o comunque consapevole di una ve­ rità che l ' interlocutore viceversa ignora, dichiara a quest'ul­ timo , dietro una verità di comodo , la verità autentica, senza che naturalmente questi riesca ad afferrarla : come quando Mirra, incestuosamente innamorata del padre Cinira, a lui che le chiede quale le sembri il vir ideale, risponde : similem tibi (lO, 364); un'affermazione che ovviamente Cinira (di­ versamente dal lettore consapevole della situazione) non in­ tende nel suo senso autentico , ma come lodevole affetto fibuto alla ricostruzione degli Skyrioi euripidei, in Studi salernitani in onore di R. Cantare/la, Salerno 1 98 1, pp. 2 1 5-230. 40 Sul rapporto del poema di Stazio col modello euripideo riguardo allo «sfruttamento dell 'elemento dell'ambiguità» cfr. G. Aricò, L "A chi/leide ' c it . , p. 2949 (e Contributo cit . , p. 229) . Per l'influenza eserc itata in genera­ le da Euripide sul teatro comico, spec ie sotto questo aspetto , da vedere so­ prattutto F. Solmsen, Zur Gestaltung des Intrigenmotivs in den Tragodien des Sophok/es und Euripides, in « Philo l . » 87, 1 932, pp. 1 - 1 7 ; H . Strohm, Trug und Tiiuschung in der euripideischen Dramatik, in «Wi.irzb . Jahrbb. Altertumsw . >> 4, 1 949-50, pp. 1 40- 1 56 ; una dettagliata analisi morfologica della commedia d'intrigo fornisce A . Dieterle, Die Strukturelemente der lntrige in der griechisch-romischen Komodie, Amsterdam 1 980. 41 Bene, da ultimo, Elaine Fantham , Statius ' A chi/les and his Trojan Mode/, in « Class . Quart . » n . s . 29, 1 979, p. 457 : «il tono ri lassato, l' ironia garbata e l ' h umour manifesto ci portano nel mondo di Ovidio».

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liale (at il/e l non intellectam vocem conlaudat et «esto l tam pia semper» ait, 364 sgg . ) ; e quando la nutrice, nel buio notturno , accompagna Mirra al letto di Cinira, ovviamente ignaro dell'identità di quella donna, gli dice: A ccipe . . l ista tua est ( 1 0, 463 sg . ) : il senso buono per lui , per Cinira, è «questa donna è a tua disposizione, è qui per te»; il senso che intende il lettore è «questa donna è tua figlia» . O come Mnestra, la figlia di Erisittone, che - trasformata in pesca­ tore per sfuggire alle ricerche del padre - a costui che le chiede notizie proprio sul suo conto , dopo averla improvvi­ samente persa di vista (e già qui il testo insiste sul paradosso della confusione d ' identità: il/a . a se l se quaeri gaudens, 8, 862), risponde la pura verità, che egli ovviamente non af­ ferra: nemo iamdudum /itore in isto, l me tamen excepto, nec femina constitit ul/a (867 sg . ) . O ancora come nell'epi­ sodio di Vertumno , il dio proteiforme, dotato di facoltà me­ tamorfiche, che ama la ninfa Pomona la quale lo fugge : lui, Vertumno , si traveste da vecchia e si presenta da Pomona facendole gli elogi di Vertumno , di cui enumera le molte vir­ tù (fra cui quella di camuffarsi sotto le forme più varie: 1 4, 685 sg .), e invitandola - per vincerne la resistenza - a im­ maginare che sia lì lui stesso : miserere ardentis et ipsum, l quod petit, ore meo praesentem crede precari (69 1 sg . ) . Il te­ sto ovidiano , come si vede, allude ripetutamente all 'ingan­ no, gioca sulla consapevolezza della coppia narratore-letto­ re di fronte all' ignoranza del personaggio, al quale fa ripe­ tutamente balenare la verità senza tuttavia rivelargliela defi­ nitivamente . Ma gli esempi di questo procedimento nelle Metamorfosi si potrebbero facilmente moltiplicare42 • In questa categoria di situazioni rese paradossali dal ma­ scheramento di identità rientra anche la narrazione dei col­ loqui amorosi fra Achille e Deidamia : fra le varie forme di serrato corteggiamento a cui l'eroe innamorato sottopone .

.

.

4 2 Rinvio in proposito al mio Narciso e Pigmalione. Illusione e spettaco­ lo nelle Metamorfosi di Ovidio, Firenze 1 983 , cap. I I I , spec . pp . 1 08 sgg. (dove mi soffermo anche sulle corrispondenze col teatro comico).

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Deidamia c ' è anche quella di intrattenere l 'amata con il rac­ conto delle imprese del giovane Achille sul monte Pelio : rac­ conti che Deidamia impara e ripete lei stessa, ignara che l'e­ roe celebrato si nasconde sotto le vesti della fanciulla che le sta di fronte . Una situazione paradossale che il testo non manca di far rilevare : /Ila /ibens discit, quo vertice Pelion, et quis l A eacides, puerique auditum nomen et actus l adsi­ due stupet et praesentem cantat A chillen (l, 577 sgg . ) . Una situazione analoga ha luogo in occasione della cerimonia bacchica (l, 593 sgg .) da cui sono rigorosamente esclusi gli uomini : al divieto (su cui il testo insiste) non ha ovviamente difficoltà a sfuggire Achille, il quale tacitus sibi risit (602) . L'atteggiamento divertito del poeta che assiste a quella commedia di equivoci è anche in questo caso molto simile all'atteggiamento tenuto da Ovidio in situazioni analoghe delle Metamorfosi: come quella in cui Giove, camuffato da Diana per sedurre Callisto , vede posporre da quest' ultima (ovviamente ignara del mascheramento) la sua divinità a quella della dea della caccia: «Salve, numen, me iudice» di­ xit l «audiat ipse licet, maius Iove». Ridet et audit l et sibi praeferri se gaudet ([« "Salve" disse " o dea, che io giudico - dovesse ascoltarmi lui stesso - maggiore di Giove" . Ri­ de e ascolta, contento di vedersi preferito a se stesso»] 2, 428 sgg . ) . O come quando Mercurio, che ha comprato il si­ lenzio di Batto (il quale aveva casualmente assistito al suo furto delle vacche di Apollo) , torna travestito da vecchio per metterlo alla prova e con un 'offerta maggiore ne ottiene la delazione; per cui lo irride così : me mihi, perfide, prodis? l me mihi prodis? ([«perfido , tradisci me a me stesso? me a ne stesso tradisci?»] 2, 704 sg . ) . M a anche in u n altro senso l'influenza delle Metamorfosi ovidiane è sensibile nel poema staziano . Nell 'A chilleide, co­ me abbiamo detto , ha un rilievo fondamentale il tema del­ l'ambiguità: il travestimento di Achille è possibile perché il suo aspetto è caratterizzato da una certa indistinzione ses­ suale: la sua è una bellezza androgina, ermafrodita, che me­ scola tratti maschili e femminili insieme . Ora, Ovidio 28

l'Ovidio delle Metamorfosi - è probabilmente (come rile­ vava già un divertito epigramma di Ausonio4 3 ) lo scrittore antico che mostra maggiore attenzione e interesse al tema dell'ambiguità sessuale44 : penso anzitutto , com 'è ovvio, al mito di Ermafrodito, ma sono ben noti anche i miti di pas­ saggio dall'uno all 'altro sesso - Tiresia, Ifis, Ceneo (que­ st'ultimo richiamato dallo stesso Stazio a l, 264) o un certo Sitone (4, 279 sg . nec loquor ut quondam, naturae iure no­ voto, l ambiguus fuerit modo vir, modo femina Sithon [«e non racconto di come una volta, mutate le leggi di natura, l'ambiguo Sitone sia stato ora uomo ora donna»]) . Nelle Metamorfosi cioè Stazio poteva trovare diverse storie di personaggi caratterizzati da questa identità sessuale fluida, sulla quale Ovidio si sofferma con insistenza, come ad es . nel caso di Ermafrodito (nec jemina dici l nec puer ut pos­ sit, neutrumque et utrumque videtur [«che non si può dire né donna né fanciullo , non sembra nessuno dei due e sem­ bra tuttavia l'uno e l'altro»] 4, 378 sg.). Ma forse più anco­ ra che quella di Ermafrodito, era la storia di Ifis ad attrarre l'interesse di Stazio : in quella storia infatti (una bambina fatta passare dalla madre per maschio e come tale allevata) egli trovava un precedente di identità sessuale camuffata in quella contraria ad opera della madre (cioè la situazione più simile a quella di Achille) ; e naturalmente anche Ovidio insi­ ste sull'ambiguità, sull' indistinzione sessuale che rende cre­ dibile l'inganno (con tutte le conseguenze comico-parados­ sali che anche lì ne derivano) : Indecepta pia mendacia fraude latebant; cultus erat pueri ; facies, quam sive puellae,

43 Cfr. Epigr. 76 Prete, spec. vv . 8 sgg . 44

Cfr. Simone Viarre, L 'androgynie dans /es Métamorphoses d 'Ovide.

À la recherche d 'une méthode de lecture, in Journées Ovidiennes de Par­ ménie. A ctes du Col/oque sur Ovide (24-26 Juin 1983), éd . par J . M . Fré­

caut e Danielle Porte, Bruxelles 1 985, pp . 229-243 , e A. La Penna, La pa­ rola traslucido di Ovidio (sull 'episodio di Ermafrodito, Met. IV 285-388), in «Vichiana)) n . s . 1 2, 1 983 [Miscellanea di studi in memoria di F. Amai­ di] , pp. 235-243 .

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sive dares puero, fuerat formosus uterque

( 9 , 7 1 1 sgg . t 5 •

« La menzogna restava nascosta, ben mascherata, grazie al pio in­ ganno . Il vestito era di ragazzo; il volto era tale che, si fosse detto di una fanciulla o di un ragazzo, era bello comunque».

L'attenzione di Ovidio per questo tipo di ambiguità, di identità fluttuante, rientra nel suo più generale gusto dei confini indistinti, della realtà fluida, che è fra le caratteristi­ che più notevoli della sua sensibilità poetica, specialmente nelle Metamorfosi (l 'opera che in tal senso offriva il mate­ riale e la cornice più adatti) . Ma è un gusto che lo stesso Sta­ zio mostra di condividere con Ovidio , sia per analoghi casi di ambiguità o 'indistinzione' sessuale46, sia più in generale nella descrizione di fenomeni sfuggenti e indefiniti , nella tendenza a privilegiare, rispetto all'esattezza oggettiva della realtà, le sue zone marginali e indistinte4 7 ; un gusto che rien­ tra a buon diritto fra gli atteggiamenti e le espressioni più si­ gnificative del suo 'manierismo' poetico4 8 • 4.5 Molto simile la descrizione di Atalanta in Met. 8 , 322 sg. jacies, quam dicere vere l virgineam in puero, puerilem in virgine possis [«un volto che potresti dire davvero di fanciulla in un ragazzo, o di ragazzo in una fan­ ciulla»] . 4 6 Un caso interessante, sotto questo aspetto, Stazio offre in Silvae 2, 6, dov'è descritto il defunto puer de/icatus di Flavio Urso (cfr . spec. vv . 38 sgg . ) : non a caso anche lì è richiamato Partenopeo (42 sg . ) , il personaggio della Tebaide caratterizzato da una straordinaria bellezza e animato da un ardente amore di gloria (cfr . sopra n. 1 7) , e lo stesso Achille di Sciro (30 sg.), la cui ambigua bellezza costituisce evidentemente per Stazio un para­ digma di ' indistinzione' sessuale . Di «preferenza e abilità nel trattare il te­ ma del ragazzo/fanciulla» in Stazio parla H . - J . van Dam , P. P. Statius. Silvae Book Il, Leiden 1 984, p . 4 1 3 , il quale rileva anche il suo «amore per le situazioni ambigue in generale» (p . 4 1 4) . 4 7 Cfr . ancora l e osservazioni di v a n Dam, op. cit. , pp. 223 sg. , che (an­ che richiamandosi a Ovidio) parla, per Stazio, di una «generale predilezio­ ne per le situazioni intermedie» (con ulteriori indicazioni specifiche e bi­ bliografia) . 48 Su questo importante aspetto della poesia staziana, specialmente nelle Silvae, è da vedere in primo luogo H . Cancik , Untersuchungen zur /yri­ schen Kunst des P. Papinius Statius, Hildesheim 1 965 ; sul manierismo del­ la poesia d 'età imperiale rinvio naturalmente a E. Burc k , Vom romischen Manierismus, Darmstadt 1 97 1 .

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Ma torniamo al discorso sull'intreccio di inganni' su cui è costruita la vicenda di Sciro nell'A chilleide. Se all'inizio la sfida che ha come posta Achille vede contrapposti Tètide e Ulisse, la calliditas dell'una contro quella dell'altro, da un certo momento in poi entra in campo anche Deidamia, che si sostituisce alla dea - allorché questa esce definitivamente di scena ( l , 396) - come sua alleata nel tentativo di sottrarre Achille, ormai legato a lei da conubium, alla ricerca dei Gre­ ci (cfr . sopratt . l , 767 sgg.). E qui è interessante un altro aspetto che rende l 'operazione di Stazio ancora più comples­ sa (non solo sul piano dell'intrigo , ma anche su quello speci­ ficamente letterario) di quanto sarebbe con la semplice con­ t rapposizione del furtum di Tètide a quello di Ulisse. Al fur­ tum che sorregge (finché non viene smascherato da Ulisse) la strategia di Tètide si affianca infatti , da un certo momento in poi , un altro furtum , e cioè il legame d' amore che unisce se­ gretamente Achille e Deidamia (il termine, si sa, è comunissi­ mo nel lessico della poesia erotica)49 • Il combinarsi di questi due furta mi sembra farsi evidente nei versi che narrano un momento cruciale della vicenda, appunto la scoperta dell 'i­ dentità di Achille da parte di Deidamia, che si ritrova così , come vittima della violenza di lui, nel ruolo di conscia, di complice dell' intrigo di Tètide: At procul

occultumfalsi sub imagine sexus Aeacidenfurto iam noverat una latenti Deidamia virum; sed opertae conscia culpae

cuncta pavet 50 tacitasque putat sentire sorores

(l , 560 sgg . ) .

l .a situazione determinata dal travestimento ideato da Tètide ( da notare l'insistenza sul tema dell 'inganno) ha favorito 4 9 A partire da Catullo (cfr . Th. l. L. VI 1 649, 68 sgg. e R. Pichon, Index wborum amatorium , Paris 1 902 [ Hildesheim 1 966] , p . 1 58); notevole, I r a gli altri , il precedente di Virgilio, Georg. 4, 346 dolos et dulciajurta, che 1 wmmenti mancano di registrare ad A eh . l , 938 o dulciajurta dolique. '0 Evidente (lo segnalo perché sottaciuto dai commenti) il richiamo al to­ pos della continua e immotivata apprensione degli innamorati (l ' omnia tuta wnens della Didone virgiliana : Aen. 4, 298 , con il commento di Pease ad /. ) . =

31

l'insorgere di un altro furtum , un nuovo segreto, l'amore clandestino fra Achille e Deidamia5 1 : così il loro legame, di cui mettono a parte la sola nutrice (unam placet addere fur­ tis l altricem sociam , 669 sg .), figura tradizionale di con ­ scia, di confidente di amori proibitP 2 , viene regolarmente definito (suis . . . furtis, 64 1 ; tacitum furtum lo �hiamerà lo stesso Achille a 903), e così, col suo corredo di segreti, di sotterfugi e trepidazioni , amerà ricordarlo Deidamia al mo­ mento di separarsi dal nuovo sposo in partenza per Troia (o dulcia furta dolique, l o timor!, l, 938 sg. ) . Scoperto il pri­ mo furtum , non potrà restare segreto nemmeno il secondo, come ben sa Deidamia, che piange appunto la riuscita della strategia di Ulisse (Ast alia plangebat parte retectos l Deida­ mia dolos, l, 885 sg. ) : l'opposizione fra i due campi e i valo­ ri che essi rispettivamente rappresentano , la madre e l'amo­ re da un lato , la guerra dall 'altro , si fa evidente quando il secondo prende il sopravvento , cioè quando Achille non rie­ sce più a reprimere la propria indole eroica (nusquam man­ data parentis, l nusquam occultus amor, totoque in pectore Troia est, l, 856 sg .). Che i due furta, le due storie segrete, rischiassero però di interferire reciprocamente, che dal travestimento in mezzo alle fanciulle potesse nascere una liaison con una di esse, il lettore era stato invitato a sospettarlo da un altro indizio fornitogli dal narratore, da uno di quei segnali di cui Stazio dissemina il percorso narrativo del poema . Quando Tètide cerca di piegare l'ostinato rifiuto di Achille e convincerlo della necessità del travestimento per camuffare la propria 51 Un motivo che ha un ruolo importante già negli Skyrioi euripidei e che troverà conferma ad es . nel cosiddetto Epitalamio di A chille e Deida­ mia attribuito a Bione (cfr. v . 6) . 52 Sulla cui provenienza, in Stazio , dal modello euripideo degli Skyrioi richiama giustamente G. Aricò , L "A chilleide ' cit . , p . 2947 . Per ulteriori informazioni e bibliografia specifica sulle origini e la funzione del perso­ naggio della nutrice rimando al mio Forma elegiaca di un simbolo lettera­ rio: la Fedro di Ovidio, in A tti delle giornate di studio su Fedro (Torino, 79 maggio 1984), Torino 1 985 , pp. 1 25 sg.

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identità, gli propone dei modelli di personaggi eroici o divi­ ni che nella tradizione mitologico-letteraria sono appunto celebri per aver indossato abiti femminili senza con ciò ri­ nunciare alla loro identità o veder compromesso il loro ono­ re. È notevole però che almeno in due degli exempla propo­ sti dalla dea si tratti di travestimenti connessi a vicende di innamoramento : Giove si serve del camuffamento sotto for­ ma femminile, e precisamente nelle vesti di Diana, come strategia per accostare e quindi sedurre Callisto , devota del­ la dea, della quale si è invaghito (cfr. ad es . Ovidio , Met. 2 , 425 sgg.); e i l caso d i Ercole vestito d a donna e dedito a la­ vori femminili presso la regina lidia Onfale (una servitù in­ flittagli dall' oracolo delfico come espiazione di un delitto) era comunemente interpretato, specie nell' elegia latina, co­ me esempio di servitium erotico , come allegoria del potere di seduzione che la bellezza femminile può esercitare anche su un prototipo di eroismo quale Ercole rappresenta (ad es . in un testo che rivela strette consonanze con i versi staziani , cioè Properzio 3 , 1 1, 1 7 sgg .) 5 3 • E l 'esperienza del travesti­ mento costituirà difatti, anche per il giovane Achille, la pre­ messa per l'esperienza d'amore. 4. ACHILLE TRA «VIRTUS» E AMORE

Attratto solo da attività e interessi conformi alla sua indole fiera e guerresca, e ovviamente ignaro - anche per ragioni 53

Cfr. sopratt. vv . 19 sg. ut, qui pacato statuisset in orbe columnas, l dura traheret m o l l i a p e n s a m a n u [«da indurre colui che pose le co­ lonne del mondo pacificato, a filare con la sua dura mano la morbida la­ na» , trad . Canali] e in Stazio ( l , 260 sg.) si Lydia d u ra l p e n s a m a n u m o l les que tulit Tirynthius hastas . . (effettivamente «il linguaggio è estremamente simile » : Dilke ad 1.); e sembrerebbe che proprio a quel mo­ dello il lettore sia invitato a ripensare quando Achille, quasi nuovo Ercole, racconterà a Deidamia che è stato solo l'amore per lei a fargli accettare il travestimento: tibi p e n s a m a n u, tibi m o ll i a gesto l tympana ( l , 654 sg. ) . Altri testi latini che dedicano ampio spazio alla vicenda sono lo stesso Properzio di 4, 9, 47-50 e, soprattutto, un'ampia sezione (vv . 53- 1 1 8) della nona epistola nelle Heroides di Ovidio . Su questo aspetto della personalità di Ercole cfr. ancora M. Delcourt , op. cit. , pp. 33 sgg. tam

.

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di età: è ancora un puer - di tutto ciò che riguarda l'amore (trux puer et nullo temeratus pectora m o tu, l, 302), Achille si innamora alla sola vista di Deidamia con la violenza di una passione sconosciuta (novum . . . ignem, 303) che si ma­ nifesta nella sua sintomatologia classica, come uno sconvol­ gimento anche fisico (303-3 1 0) . Se da un lato l'innamora­ mento, come abbiamo detto , facendo di Deidamia un'allea­ ta di Tètide, costituisce un ostacolo ulteriore al suo destino di eroe (cioè alla partenza per Troia), come significativa­ mente mostrerà l'esitazione di lui di fronte al pianto di Dei­ damia ( l , 888), dall'altro rappresenta una tappa decisiva nella crescita psicologica del puer Achille, segnando il di­ stacco dalla madre e la conquista della sua autonomia di adulto (e in questo senso assolve una funzione favorevole ai Greci) . Di ciò , cioè del mutamento di rapporti che quella nuova esperienza emotiva produce fra il ragazzo e sua ma­ dre, è indizio significativo l ' imbarazzo e il senso di colpa che egli manifesta di fronte a lei : anche se infatti la dea si mostra pronta (arrepto . . . tempore, l, 3 1 8) a cogliere e ad assecondare (facendosene subito complice: iam conscia54) l'improvviso innamoramento di Achille, vedendo in quel le­ game un alleato insperato nella lotta per trattenere il figlio lontano da Troia, e confessa anzi apertamente il sogno di un destino ' borghese' per lui (O si mih i iungere curas l atque a/ium portare sinu contingat A chillen !, I, 3_2 1 sg. ) , egli non sa impedirsi di provare vergogna per la presenza della ma­ dre, quella vergogna che frena lo slancio della sua passione (n i pudor et iunctae teneat reverentia matris, l , 3 1 2)55 • L'esperienza d'amore introduce pertanto un elemento de­ cisivo nella crescita e nella maturazione psicologica di Achille (che renderà quindi meno scontata e più sofferta la S4

Di «discors o francamente ruffianesco» a proposito delle successive parole di Tètide parla giustamente S. Koster, art. cit. , p. 203. ss Il concetto è ripreso a l , 564 sg . Namque ut virgineo stetit in grege du­ rus A chilles l exsolvitque rudem genetrix digressa pudorem . . .

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sua scelta di seguire i Greci a Troia) , nonché nello sviluppo del poema e nell'intreccio dei registri che ne definiscono la natura letteraria e la collocazione nel sistema dei generi . Sa­ rebbe dunque sbagliato sottovalutare la funzione di quest 'e­ sperienza nella vicenda del protagonista del poema: se da un lato assumere . apertamente il ruolo di vir serve ad Achille per confermare la sua identità sessuale e psicologico-cultu­ rale ( Teque marem (pudet heu!) nec amore probabis ?: così egli dava voce al suo dubbio nel monologo di l , 639), dal­ l'altro l 'esperienza dell'amore per Deidamia introduce una nota nuova nella personalità dell'eroe, rende più ricca e complessa, meno monocorde, la sua fisionomia psicologica di quanto essa apparirebbe se a caratterizzarla restassero soltanto i tratti eroici 5 6 • Si può dire, in un certo senso , che se da un lato l'eros sancisce l'ingresso del puer Achille nel mondo degli adulti, facendolo uscire dalla sua condizione di indistinzione e ambiguità adolescenziale, dall'altro esso funge, da allora in poi , da sostituto dei tratti 'morbidi' , in­ fantili del suo carattere conservandone appunto quella ca­ ratteristica di alterità rispetto ai tratti eroici , ai valori e ai modi della virtus: se prima ad essa si opponeva il decor fan­ ciullesco (superest nam plurimus il/i l invita virtute decor, l , 335 sg. ) , poi sarà l'ardor, l'amore per Deidamia, a svol­ gere quella funzione (haesit et occulto virtus infracta calore est, 1 , 888 ; occultus sub corde renascitur ardor l datque lo­ cum virtus, 2,29 sg . ) . La complessità psicologica che carat­ terizza fin dall' inizio Achille, diciamo la sua ambiguità (il tratto dominante della sua personalità di adolescente non più puer e non ancora adulto , a mezzo fra grazia efebica e vigore virile) , non viene pertanto meno del tutto con l' espes6

Del tutto inattendibile l'interpretazione in chiave morale dell 'innamo­ ramento di Achille sostenuta da Katherine C. King, A ehil/es ci t . : «i senti­ menti amorosi di Achille sono dipinti [ . . . ] come qualcosa che un giovane ha bisogno di imparare a controllare» (p . 1 78); «la lezione è chiara : l ' amore incontrollato, la forza che provoca questa subordinazione, porta all 'effe­ minatezza, trasforma un uomo in una donna» (p. 1 82) .

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1 ir n 1.n d d l ' cros c co n la rivelazione della sua identità e quin­ d i d e l l u sce l t a eroica : rimane un tratto importante del perso­ maggio anche nel resto del poema57• Anche dopo l'emancipazione dalla tutela materna, e la s celt a di seguire i Greci in guerra, Achille non è un eroe tout court: l ' esperienza dell'eros ha depositato nel suo carattere dei tratti che hanno radicalmente modificato e reso più complessa - in maniera probabilmente definitiva58 - la sua identità psicologica. Quell 'Achille che, reagendo sde­ gnato ai vani tentativi della madre di fargli accettare il tra­

275), aveva affermato senza incertezze la propria identità eroica (275 sgg . ) , già po­ vestimento (nequiquam mulcens, l ,

co dopo , sotto l ' impulso dell' immediata passione suscitata dalla vista di Deidamia, si mostrerà più dolce e remissivo (mulcetur,

323),

e anzi ambiguus, combattuto fra la sua na­

tura fiera, che sente quella debolezza come colpevole (spe­ rando quindi di assecondarla solo su pressione della madre) , e il fascino che proviene da quella donna (Aspicit ambi57 Sottovaluta questo aspetto il lavoro, peraltro notevole, di W . Schetter (Untersuchungen cit.), dove si insiste sui tratti di animosità impetuosa, in­ controllata, che caratterizzano il comportamento di Achille anche nei con­ fronti di Deidamia, che apparirebbe ai suoi occhi come una preda da con­ quistare (soprattutto l , 567 sg. ; «cosi è conservata la continuità del caratte­ re, anzitutto di ciò che in Achille c'è di distruttivo, di selvaggio e conquista­ tore)), p. 1 35); e non si considera adeguatamente la trasformazione psicolo­ gica prodotta nel personaggio dall'esperienza amorosa e la conflittualità della sua scelta. Troppo rigida anche la distinzione (per di più in un quadro interpretativo non condivisibile) di K. C. King, Achil/es cit . , p . 227 : «Sta­ zio ha dato la sua versione garbatamente moralizzata della giovanile rela­ zione amorosa di Achille con Deidamia dipingendolo prima come effemi­ nato dall'amore e poi come restituito a un ruolo maschile quale guerriero)) . 5 8 Tale cioè d a non venir meno neppure nel seguito del poema come Sta­ zio lo aveva concepito. Le ipotesi su ciò che il poeta avrebbe scritto sono naturalmente destinate a restar tali, e sono opportuni gli inviti alla cautela, ma è tuttavia fortemente probabile, come ha acutamente osservato W. Schetter, Untersuchungen cit . , (p. 1 37) in base al verso conclusivo del pri­ mo libro del poema (che chiude quindi una sezione del poema e della vita dell'eroe), sulla vanità delle promesse di Achille a Deidamia al momento dell'addio per la partenza verso Troia, che il poeta si ripromettesse di nar­ rare anche le future esperienze erotiche (come Briseide, Pentesilea, Polisse­ na, o la stessa Elena: cfr. sotto pp. 56 sg.) di Achille.

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guum genetrix cogique volentem , l , 325) . E quando poi la drammatica rivelazione della sua identità segreta provoche­ rà il pianto disperato di Deidamia, ormai sicura che sarà svelato anche il furtum che la legava ad Achille, egli si mo­ strerà esitante di fronte alla scelta, e per un attimo sulla vir­ tus, sulla scelta eroica, sarà l'amore ad avere il sopravvento (haesit et occulto virtus infracta calore est, l , 888) . Quando si trova a dover scegliere fra l ' una o l ' altra delle sfere di vita dalle quali si sente sedotto , fra la virtus e l ' amo­ re, Achille non sa nascondere il rimpianto per la rinuncia cui si vede costretto : rimpianto che si esprime in un gesto simbolico , quello del voltarsi indietro verso ciò da cui si di­ stacca, verso l ' oggetto della rinuncia 5 9 • Se un tale gesto è ben comprensibile quando , trascinato dall'abbraccio di Dei­ damia, Achille è costretto ad abbandonare il banchetto e i due capi greci coi loro affascinanti racconti (Sed haeret l r e­ sp iciens Ithacum coetuque novissimus exit, l , 804 sg. ) , quando s i vede cioè allontanato dal mondo della virtus, quello più consono alla sua indole (cfr . ad es . 794) , ancor più significativo si rivela quando egli, finalmente libero di seguire i Greci e il suo destino di eroe, sulla nave che lo por­ ta via da Sciro per Troia non sa reprimere il rimpianto (che avverte come colpevole, indegno di un animo eroico , cer­ cando di nasconderlo ad Ulisse) per il mondo che lascia, per Deidamia e quella vita che a suo tempo aveva sdegnosamen­ te rifiutato: l

59 Cosl come Tètide nell' atto di allontanarsi da Sciro e dal suo Achille (longe cervice reflexa l abnatat, l , 382 sg. ) . Sulla storia di questo gesto, che sembra risalire all'omerico commiato fra Ettore e Andromaca dopo l ' in­ contro alle porte Scee, e nella quale costituisce un momento importante so­ prattutto l'Ovidio delle Heroides, mi sono soffermato in Protesi/ao, Paride e l 'amante elegiaco: un modello omerico in Ovidio, in «Maia» 43 , 1 99 1 , pp . 1 06 sg. Il suo valore simbolico (la nostalgia di chi non sa staccarsi dal­ l 'oggetto della passione) è esplicitato, ad es . , da Plut . , Cic. 32, 5 1tpòç tilv 'ltaÀ.iav rocmEp OÌ OUaéprotEç àq>Op